Lo schiaffo sul sedere, il minimizzatore e quei jeans troppo aderenti (e c’era anche la diretta)
Alcune di noi di Noialtre (io, ad esempio) seguono il calcio. Maschile e femminile. Dunque, non è sfuggito l’ultimo turno di campionato di calcio maschile. Tutti, dai 22 giocatori in campo agli arbitri agli assistenti alla VAR e persino qualcuno in tribuna – vedi Robert Platek, il proprietario newyorkese dello Spezia – si sono segnati al volto un tratto rosso in segno di adesione alla campagna #unrossoallaviolenza, contro la violenza sulle donne. Sempre la società dello Spezia ad esempio ha fatto anche scrivere sulle casacche dei calciatori #WeforShe, giusto per essere più esplicita. Sono gesti apprezzabili.
Per questo, in un fine settimana calcistico che segue di pochi giorni il 25 novembre, lo stridore tra quei gesti e la notizia che sabato sera ha visto vittima la giornalista di ToscanaTv Greta Beccaglia è ancora più insopportabilmente acuto. Per non dire degli strascichi. I fatti li sanno tuttə ma li riassumiamo.
Empoli, post partita Empoli-Fiorentina. La cronista sportiva di ToscanaTv è allo Stadio Castellani, lascia la tribuna stampa un po’ prima per raccogliere i commenti dei tifosi della Fiorentina a fine derby e insieme al cameramen è sotto la curva dei tifosi viola che intanto stanno uscendo. Parte la diretta e uno di loro prima si sputa su una mano, poi con quella schiaffeggia il sedere della giornalista. Lei reagisce – «non puoi fare questo, mi dispiace» – e in pochi secondi le vomitano addosso frasi sessistissime. È molestia. È violenza. Ma quello che passa in secondo piano sono le altre reazioni.
Come quella del suo collega in studio Giorgio Micheletti che non trova meglio che dirle «dai, non te la prendere», ripetuto due volte con un tono tra il paternalistico e il che “vuoi che sia” che, se possibile, è ancora più fastidioso delle parole. O come quella degli altri tifosi che hanno ignorato l’accaduto. Dunque, sabato c’era chi ha agito, chi ha ignorato e chi ha minimizzato. C’è poi stata un’altra reazione, quella dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana che condanna l’episodio come «gravissimo» in quanto «molestia nei confronti di una giornalista avvenuta in diretta tv al termine della partita Empoli-Fiorentina, nei giorni in cui è massima l’attenzione sul contrasto alla violenza nei confronti delle donne». Ribadendo che «è giunto il momento di smetterla di minimizzare» e che «la violenza contro le donne è prima di tutto un problema culturale e sociale».
Ne ha anche per chi in studio «invece di condannare il gesto e il molestatore, ha invitato la collega a “non prendersela”. Verso di lei non è stata sentita nessuna parola di solidarietà da parte del conduttore». E menomale. Seppure, nel tweet, il presidente dell’Odg Giampaolo Marchini nel sostenere che non si può liquidare l’accaduto come gesto goliardico o una ragazzata, chiede: «Se fosse stata nostra figlia?». E allora viene da replicare: perché, se non è vostra figlia, vostra sorella, vostra moglie, vostra fidanzata, insomma, se non è vostra ma è donna e basta, è meno grave? Ma forse noi di Noialtre andiamo a cercare il pelo nell’uovo. Sicuramente sarà così.
Poi il minimizzatore si è scusato e ha espresso massima solidarietà alla collega.
Poi il tifoso della Fiorentina molestatore è stato individuato. Pare nel frattempo si sia scusato anche lui.
Poi tutto il mondo politico ha condannato fermamente l’episodio.
Persino Diletta Leotta ha condannato l’episodio, che pure alla mega festa del suo compleanno aveva utilizzato donne abat-jour.
Poi, in particolare, Valentina Vezzali, da sottosegretaria con delega allo sport ed ex campionessa, oltre a condannare auspica una «partecipazione femminile a tutti i livelli della vita sportiva puntando ad una reale parità di genere evitando di assecondare, anche sul piano mediatico e della rappresentanza, l’interpretazione della figura femminile come marginale allo spettacolo sportivo».
Poi però qualcuno ha anche detto che Greta Beccaglia indossava jeans troppo stretti (un must, questa).
Scene già viste? Certo. E il pensiero va ai tanti altri casi analoghi nello sport di cui, per mancanza della diretta, non si sa nulla.
Un’ultima cosa. Quando trovavo notizie su quanto accaduto, quasi sempre m’imbattevo sul nome, senza cognome. Greta e basta. Tanto che pensavo: Greta chi? Thunberg?