Il pullman scoperto, un’olimpiade senza pubblico e il rischio che ci rimettano, sempre, le persone più fragili
Com’è finita poi la storia del pullman scoperto con la nazionale maschile di calcio che festeggiava per le vie di Roma causando un assembramento che nemmeno in pre-covid? Noi ancora ci chiediamo di chi fosse poi la responsabilità vera. Del prefetto Matteo Piantedosi che lamentava patti non rispettati «ma a quel punto bloccarli con la folla avrebbe creato problemi di ordine pubblico»? (e chi doveva bloccarli, noi?). Di Chiellini e Bonucci che hanno fatto di testa loro ma «abbiamo vinto la trattativa e lo dovevamo ai nostri tifosi» (per Bonucci forzare una situazione è vincere, ma tant’è)? Di entrambi? Chi lo sa.
Il paradosso è che mentre qua si fa il conto alla rovescia per constatare quanto i contagi cresceranno i prossimi giorni in Europa in seguito al campionato più itinerante della storia che è sembrato studiato apposta per fare un dispetto alla pandemia, in Giappone si vive la grande ansia pre-olimpica. Niente pubblico. Se l’arrivo della torcia olimpica senza pubblico trasmetteva grande mestizia, immaginiamoci cosa possono significare gli stadi deserti, le piscine deserte, le palestre deserte e un villaggio olimpico vissuto con l’incubo di finire in quarantena e buttare via anni di preparazione. Mascherine sempre su, plexiglass alla mensa, postazioni singole, ci si guarda ma ci si saluta da lontano, tamponi continui. Il villaggio, enorme, ormai è saturo, e sono 11 mila le persone al suo interno. Gli atleti vengono presi in aeroporto, trasportati nei dormitori e si muovono esclusivamente tra luoghi sportivi e hotel. Una bolla li protegge.
Tutto è sotto controllo, dicono. Ma le ultime ore ci riportano notizie allarmanti. E non solo in tema Covid. Anche se, almeno stando a quanto riportano gli organizzatori, ad oggi i casi positivi sono 58 tra atletә e accompagnatorә. L’ultima positività nel villaggio olimpico è quella di un giocatore di beach volley della nazionale della Repubblica Ceca. Qualche ora fa, una ginnasta statunitense dopo l’allenamento è risultata positiva. Sempre oggi, appena giunto a Tokyo, anche un cronista italiano. Prelevato immediatamente e messo in quarantena.
C’è altro, dicevamo, che preoccupa. Molto. Come il caso di una violenza sessuale durante le prove di inaugurazione ai danni di una volontaria giapponese da parte di un collega di nazionalità uzbeka. È stato arrestato, ma la notizia fa ribrezzo. E che dire del compositore Keigo Omayada, autore di gran parte della musica per la cerimonia d’apertura, di cui riemerge oggi un’intervista in cui nel 1994 si vantava di avere bullizzato uno studente disabile? Si è scusato, tanto basti. Ascolteremo quindi la sua musica dalle tv venerdì 23 alla cerimonia di apertura.
La verità è che queste olimpiadi non trovano favorevole nemmeno il popolo giapponese che per il 78% ha detto no. Nefasta in questo senso si è rivelata la dichiarazione del presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach in cui lodava lo spirito tenace di questo popolo. Tenacia sì, ma la vita è la vita. Ma lo spettacolo deve continuare. Le federazioni dettano legge. Intanto, un’altra fastidiosa notizia fa capolino: il rischio che se di qualcosa si potrà fare a meno, questo qualcosa sarà la paralimpiade prevista, sempre a Tokyo, dal 24 agosto. Scommettiamo che la voce si farà spazio?