Un compleanno è sempre un compleanno. Tanti auguri, Monica
«A un certo punto della mia vita, a mia insaputa, devo aver deciso di dimenticare. Non dimenticare i dolori o gli errori, ma dimenticare fatti, persone, forse solo per confondere tutto».
Buon compleanno a Monica Vitti. Il modo migliore per festeggiarla – perché un compleanno è una festa, anche con i nonostante tutto inclusi – è quello di rivedere i suoi film, su questo non c’è dubbio. Non stiamo qui a dire quale valga di più, quale di meno. I volti di Monica sono infiniti, quasi inutile ricordarlo: c’è stata la stagione della “tetralogia dell’incomunicabilità” con Michelangelo Antonioni, iniziata con “L’avventura, terminata con “Deserto rosso”, passata per “La notte”, “L’eclisse”. E ci sono state le più conosciute capacità brillanti messe in luce sulle prime da Mario Monicelli in “La ragazza con la pistola” nel 1968 (ma già avvertite in almeno altri due film). E poi Ettore Scola, e poi Luigi Magni (“La Tosca”, con Gigi Proietti), e poi le pellicole con Alberto Sordi, e poi e poi e poi in quel filone che porta il nome di commedia all’italiana.
Non stiamo qui a ribadire i riconoscimenti. Vere collezioni di David di Donatello, Nastri d’Argento, Globi d’Oro, l’Orso d’Argento alla Berlinale, il Leone d’Oro a Venezia e via elencando. Non per sminuire, ma perché basta andare su Wikipedia. Quello che invece si conosce (forse) meno sono i suoi due libri autobiografici. “Sette sottane” (sottotitolo: “Un’autobiografia involontaria”, Sperling & Kupfer, 1993) e “Il letto è una rosa” (Mondadori, 1995). Nessuna lista di film, premi, personaggi, trovate nei due libri. Solo Monica. Quella che in “Sette sottane” il giorno prima della prima racconta «troppo» a una giornalista la sua vita. Una vita difficile. «Da piccola mi chiamavano sette sottane perché in Sicilia, dove vivevamo noi, non c’era il riscaldamento d’inverno e mia madre mi copriva di maglie, magliette, sottanine, vestitini e grembiulini (…)», scrive.
Più tardi, nell’incipit della seconda autobiografia racconta: «In casa mia c’era sempre molto da ricordare, come un pegno da pagare per continuare a vivere. Ti sei ricordata di lavarti i denti, di fare i compiti, di andare da zia Giulia, di aspettare, di non parlare, di non ascoltare, di non capire? Come se, senza la memoria, non si avesse il permesso di continuare a vivere». Ma a un certo punto, come abbiamo riportato all’inizio (era l’incipit di “Sette sottane”), deve aver deciso di dimenticare. Buon compleanno, comunque sia, Monica Vitti.