X Factor 2023, Noialtre tifa per lei
Durante le audizioni di X Factor noi di Noialtre siamo rimaste colpite da lei: Sara Sorrenti. Nella sua clip di presentazione, che vi invitiamo a recuperare, Sara spiega come suonare sia sempre stato il suo sogno e come sia stato messo da parte per fare quello che secondo il senso comune fosse corretto per una ragazza della sua età. Poco più che trentenne (classe ’88) decide di cambiare vita e soprattutto di lasciare il suo lavoro sicuro e ben pagato per provare a realizzarsi come vuole lei. Laureata in economia aziendale, residente a Bruxelles, calabrese d’origine, torna in Italia per partecipare a X Factor.
La canzone che porta si chiama “Malati di gioia” a indicare proprio quello di cui hanno paura i/le giovani di oggi che hanno “…visto la gioia come un morbo da cui tenersi a distanza a tempo indeterminato”. La canzone parla della sua generazione, nata tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90. Una generazione che molto spesso si è lanciata in ciò che era giusto fare piuttosto che in ciò che voleva fare. Un percorso perfetto, un luogo di lavoro accogliente, uno stipendio molto buono, in una città in cui la qualità della vita è molto alta. Tuttavia, non basta. A Sara manca quel qualcosa in più, che è lo stesso qualcosa che manca a Carmelo Genovese con una vita da ufficio già pianificata a casa, a Messina, ma che ora vive a Milano sul divano di un amico per inseguire il suo sogno: la musica. Anche lui della stessa generazione (classe ’93).
Musicisti e musiciste pronte a lasciare tutto ce ne sono sempre stati/e, ma oggi questo fenomeno colpisce maggiormente la nostra attenzione poiché non si fa che parlare dei/delle giovani che non si immaginano un futuro, di posti di lavoro che mancano, di precarietà a tempo indeterminato. E invece c’è una fetta di popolazione che questa tranquillità lavorativa non la vuole, anzi se ne allontana perché la vita da ufficio terrorizza. Ne è una prova il fatto che dopo il covid, nel 2022, circa 1,6 milioni di persone in Italia (tra cui molti/e giovani), ha lasciato volontariamente il proprio posto di lavoro. Sicuramente questo dato ci impone delle riflessioni. Il sistema capitalista sta pian piano cedendo, anzi, forse è già ceduto, e i “grandi” al potere dovrebbero prenderne atto anziché continuare a provare a salvare un sistema che alle nuove generazioni non interessa più. E allora come si vive? Domanda legittima che spesso ci siamo poste anche noi. Come si vive se nessuno fa più l’operaio/a e se i lavori manuali, i lavori da ufficio, tutti quelli che ti obbligano a stare 8/9 ore al giorno nello stesso luogo non sono più attrattivi? Forse la riflessione va spostata su un altro punto, ovvero su cosa si potrebbe fare con tanto tempo a disposizione e un’esistenza improntata non solo sul lavoro e da realizzarsi nei due giorni (quando va bene) di riposo settimanale. L’intelligenza artificiale e un suo uso corretto, etico, potrebbe togliere la maggior parte di questa fatica alle persone, potrebbe consentirci di avere più tempo, di lavorare meno, e di avere gli stessi risultati. Potremmo lavorare meno e avere tutti/e un lavoro. Ma per farlo c’è bisogno di un governo che metta al centro l’essere umano, e non il profitto. C’è bisogno di un nuovo umanesimo, sostenibile, ecologico, in chiave digitale, e le nuove generazioni non fanno che ricordarcelo. Noi di Noialtre facciamo il tifo per questi ragazzi sperando che “Malati di gioia” possa arrivare lontano e far trovare il coraggio ad altre persone di rincorrere un sogno, ad ogni età. Non è mai troppo tardi per provarci.