Divergenti, il festival favoloso che si tinge di nero
«Il termine favolosa ci sarà sempre e comunque, ma questa volta usciamo in nero». Non c’è alcun dubbio, è spiazzante quel nero totale con la sola scritta (in bianco) “Trans, e basta” ad annunciare il ritorno in presenza di Divergenti, a Bologna (e online) da domani, 2 dicembre, a sabato 4. Questa è l’undicesima edizione e le precedenti dieci ci avevano sorpreso per la grande “favolosità” di colori nelle locandine ufficiali. Il perché è presto spiegato da Porpora Marcasciano, che cura la direzione artistica insieme a Nicole De Leo di quella che, progettata e realizzata dal M.I.T. (Movimento Identità Trans), è l’unica rassegna cinematografica in Italia e tra le pochissime al mondo.
«Questo festival – spiega Marcasciano, eletta consigliera comunale alle ultime elezioni per il Comune di Bologna – è un evento culturale, artistico e sicuramente politico. In Divergenti, condividiamo la nostra lettura del mondo attraverso documentari e film e con quelli cerchiamo di mettere all’attenzione delle persone le questioni che riguardano il mondo trans. Ce ne sono tante e ogni anno ne scegliamo una. Ci stavamo concentrando su altre tematiche, ma dopo la bocciatura del DDL Zan che ci ha visto al centro del dibattito, era necessario che fosse messo a fuoco quanto emerso». E ad emergere non è stata solo la nuda sconfitta, quanto «l’offesa», con le scene di giubilo incontrollato tra i banchi del Senato della destra che hanno aperto una ferita.
Volendo cercare il lato positivo, questo sta nel prendere atto della necessità di una riorganizzazione all’interno del movimento. Ma è certo che, come si sostiene all’interno del M.I.T., «il 2021 ha visto un aggressivo rigurgito della cultura patriarcale che storicamente ci opprime. L’attacco violento all’identità di genere, vista come esclusiva e binaria, ci ha ferito». Quindi, via le immagini, per dare spazio al nero, «il colore della del vuoto e della negazione». Al centro, le vite. Quelle dei dieci titoli in programma, visibili al cinema Lumière di Bologna e (quasi interamente) sulla piattaforma Docasa.it. Un’urgenza sottolineata anche dalle cifre che la vicesindaca del Comune di Bologna Emily Clancy fornisce sugli omicidi delle persone trans: 375 tra ottobre 2020 e il 30 settembre 2021 avvenuti nel mondo. Un più 7% rispetto all’anno precedente. Il 96% erano trans donne. Il 52%, sex workers. E a far pensare è anche quel 43% di transgender migranti assassinate in Europa. «Un incrocio di disperazioni», commenta Clancy.
Vite in primo piano, dunque. Come quella di Pamela e Rosa che lottano nella loro comunità per il riconoscimento delle donne trans latinoamericane nel documentario di Nicola Mai “Caer”, in apertura di rassegna. Come quella di Pedro Lemebel, artista visivo e performer, pioniere del movimento queer in America Latina, ritratto in “Lemebel”, di Joanna Reposi Garibaldi. E ancora, la storia di Bianca ne “La casa dell’amore” di Luca Ferri. Prostituta, fidanzata con Natasha. La prima vive a Milano, la seconda in Brasile, ma la distanza non ha indebolito il loro amore. O come “La donna pipistrello”, dove si ripercorre l’esistenza di Romina Cecconi, tra le prime transessuali in Italia, raccontata dalle sue stesse parole. O ancora, in anteprima assoluta, “Porpora” di Roberto Cannavò. Sì, proprio lei. «Un viaggio avventuroso nella vita di Porpora Marcasciano – racconta non senza emozione Nicole De Leo – di storica attivista, scrittrice, fondatrice del M.I.T.».
Da vedere, poi, ”Genderation” di Monika Treut. In “Gendernauts” la regista tedesca ritrasse da pioniera il movimento transgender a San Francisco. Vent’anni dopo, torna per capire cos’è cambiato da allora. “Valentina” invece è il pluripremiato del brasiliano Càssio Pereira dos Santos, racconto di formazione con protagonista una ragazza transessuale di 17 anni. E dopo la cerimonia di premiazione (la giuria è formata da tre donne), verrà proiettato “Good Times For a Change”, il documentario di Elena Comiglio e Mick De Paola su Gianmarco Negri, sindaco transgender che ha battuto la Lega a Tremello. C’è spazio anche per altro, ovviamente. Come il seminario “Labbraccio delle reti trans – La risposta alla violenza transfobica”, il 3 dicembre alle 14.30. (Palazzo d’Accursio a Bologna e online. Programma completo su mit-italia.it).