Gkn e il Paese che resiste
Un elicottero sopra il capoluogo toscano. Controlla la situazione. Verifica che i disagi non siano troppi. Oggi alle ore 15.00 inizia il corteo del Collettivo di fabbrica della Gkn. La vicenda è ormai nota. Ai lavoratori dell’intero stabilimento è stato notificato il licenziamento, causa chiusura dello stesso, attraverso una mail. La notizia ha fatto eco all’inizio dell’estate, è diventata di portata nazionale.
Altre aziende hanno seguito lo stesso copione, è il caso della Logista di Bologna che all’inizio del mese di agosto lascia a casa i propri dipendenti con una notifica WhatsApp; è il caso della Timken di Villa Carcina, in provincia di Brescia. E’ il caso di tanti altri lavoratori che con lo sblocco dei licenziamenti si sono ritrovati senza lavoro pur non essendoci una motivazione ragionevole. Tutte queste fabbriche sono strutture attinenti a catene di produzione fondamentali che sicuramente non stanno chiudendo a causa della scarsa produzione di quei tipi di materiale. Si tratta di fabbriche legate all’automotive e/o alle grandi catene di produzione.
Lo sblocco dei licenziamenti sta mietendo vittime in tutto il Paese mentre le notizie che ci arrivano sono quelle di un rilancio, del pil a livelli da boom economico.
A luglio hanno iniziato gli sblocchi, ma prima di luglio già circa un milione di persone aveva perso il lavoro, il 98% donne. Se a questo aggiungiamo le 677 vittime (dato in crescita e aggiornato al 31 luglio), ufficiali, per infortuni sul lavoro, possiamo concludere che la situazione sia raccapricciante.
La strage silenziosa continua nell’indifferenza di molti.
Oggi alle 15 parte il corteo dalla Fortezza da Basso per concludersi in piazzale Michelangelo (Questo il percorso: Fortezza da Basso, piazza Indipendenza, piazza San Marco, piazza Santissima Annunziata, piazza D’Azeglio, piazza Beccaria, piazza Ferrucci, piazzale Michelangelo).
Il caso della Gkn racconta di una storia di tanti/e a cui i 400 lavoratori toscani hanno voluto dare voce. << Sono riusciti a costruire una lotta che non è affatto macista >> ha affermato Eliana Como, del direttivo nazionale CGIL, mentre era ospite martedì alla nostra serata Due su 100 ce la fanno (forse), e che segue la vicenda da vicino << è una lotta che simbolicamente sta raccontando tutto il paese che resiste, ma loro non hanno mai detto “noi ce la faremo”. Non c’è l’idea di superomismo per cui “vinceremo”, tutte le condizioni portano proprio a dire che probabilmente non ce la faremo, ma è proprio per questo che chiediamo aiuto >>. Questa vicenda ha permesso di costruire un dialogo, di parlare a 360° dei diritti di lavoratori e lavoratrici. A fianco degli operai ci sono infatti le addette alle pulizie, alla mensa, che sono quasi interamente donne. Anche loro sono coinvolte. Pur sapendo di non farcela, il loro obiettivo è far parlare della situazione di disagio che molti lavoratori e molte lavoratrici stanno vivendo in questo secondo anno di pandemia.
Noi di noialtre invitiamo tutte e tutti coloro che possono a partecipare per dar voce al problema, far parlare di quello che sta accadendo.