Dimmi se ti inginocchi e ti dirò chi sei. Gli Europei di calcio tra diritti e razzismi (e per fortuna c’è la Germania)
Qua, in casa Noialtre, lo si diceva dall’inizio: per fortuna c’è la Germania. Certo che è divisivo questo campionato europeo di calcio. Ieri sera, tanto per dirne una, in Rai davano la telecronaca di Italia – Galles e vedevamo tutti i giocatori del Galles in ginocchio e mezza squadra italiana in piedi proprio pochi secondi prima del fischio iniziale. Gli inginocchiati azzurri erano Toloi, Emerson Palmieri, Pessina, Bernardeschi e Belotti. Qualcuno ha anche fatto il nome di Chiesa. Noi di Noialtre non ce ne siamo accorte. Chissà. Il fatto è che Chiesa o meno (e guarda te se proprio su un cognome così, Chiesa, dovevano sorgere dubbi) il gesto ha diviso l’Italia. Con Marchisio a commentare che dovevano farlo tutti, il popolo della destra a condannare i poveri cinque (e mezzo) inginocchiati e Bonucci in mezzo a dire che nessuno è razzista ma la gente non va nemmeno obbligata. Bene. O forse, male.
La questione è più generale. La questione è che il gesto dell’inginocchiarsi in segno di solidarietà verso il movimento Black Lives Matter sta dividendo l’Europa. Quando non si trovano altre motivazioni, ma lungi da loro dal dichiararsi razzisti – mai sentito dire «non sono razzista ma…»? – le destre del Continente sostengono che quello è un gesto inutile. Federazioni come la Croazia, la Scozia, hanno motivato la loro non adesione al gesto nel fatto che in questi anni le cose sono rimaste com’erano. Però, chiariscono, si batteranno sempre contro ogni forma di razzismo. In Ungheria si è andati oltre. Con il presidente Orbàn che chiama provocatori i calciatori che aderiscono all’intrusione del breve flash mob prepartita che, va ricordato, vede tra i primi sostenitori il commissario tecnico della nazionale inglese Gareth Southgate e la squadra. I quali nel frattempo sono stati accusati di marxismo da Nigel Farage. Non stupisce poi che la Russia sia rimasta in piedi prima della partita contro il Belgio, davanti a Lukaku e compagni, più gli arbitri, che invece si sono inginocchiati.
Ma qui oltre a giocatori sì, giocatori no, viene tirata in ballo anche la tifoseria. Allo stadio di San Pietroburgo il giorno di Russia – Belgio piovevano fischi. Dal pubblico. Non contro i calciatori russi, ma contro quelli belgi. L’episodio si è ripetuto. Anzi, si sta diffondendo a macchia d’olio. Il bello – si fa per dire – è che anche tifosi di nazioni insospettabili come Spagna e Francia hanno iniziato a protestare. Duramente. E a sfidare a muso duro i loro calciatori. In Spagna sono arrivati a minacciare che avrebbero spento la tv se lo avessero continuato a fare. In Inghilterra-Austria si ululava. Ovviamente contro gli inglesi.
E l’Uefa? Per fortuna che c’è l’Uefa. Che ha bacchettato chi non si è inginocchiato. Fine della partita. Per ora. Sai che paura, avranno pensato i tifosi delle destre razziste d’Europa. Sono lì che tremano. Ma l’Uefa si accorge anche di altro. Come della fascia arcobaleno di Neuer, portiere della nazionale tedesca, per solidarietà con la comunità Lgbtqia+. Per questo ha aperto un’indagine. Con concreto rischio di sanzione. Noi lo ammiravamo pensando: guarda che forte, Immobile e Insigne quando fanno gol urlano davanti alle telecamere “porca puttena” per far commuovere Lino Banfi e Neuer lancia questi segnali. Che figo. Invece no. Fortunatamente l’episodio si è chiuso lì, ritenendo l’Uefa che portare quella fascia sia una buona causa. Non finisce qui. Visto che mercoledì si giocherà a Monaco Germania – Ungheria, il consiglio comunale della città della Baviera ha chiesto all’Allianz Arena che lo stadio sia colorato con i colori arcobaleno simbolo della comunità Lgbtqia+.A questo punto non resta che aspettare di vedere un’arbitra – e non donna arbitro – dirigere un match di questo europeo. Che in realtà ci sarebbe. Stéphanie Frappart è infatti parte del team dei 18 arbitri designati, ma, riporta la stampa, solo come «quarto uomo». E poi dicono che «sindaca» non si può sentire.
Che dire: buona continuazione di europeo a tuttə.