Bologna città pilota per le discriminazioni di genere nello sport. Nasce la Carta dei Valori
Lo sport da maschi non esiste. Come non esiste lo sport da femmine. Esiste solo lo sport. E questo è solo un punto. Bologna da oggi è città pilota per la parità di genere nelle attività sportive. La giunta comunale ha infatti approvato la Carta dei Valori per lo sport femminile. Il primato italiano è stato raggiunto grazie a un gioco di squadra, è il caso di dirlo, a cui hanno partecipato l’assessorato alle Pari Opportunità e allo Sport insieme ad Assist, l’associazione nazionale Atlete nata nel 2000 da un’idea di Luisa Rizzitelli (oggi presidente) per sostenere la parità, il rispetto, la cultura sportiva.
Susanna Zaccaria, assessora alle Pari Opportunità del Comune di Bologna, ne spiega i punti salienti. I quali, ribaditi così, sembrano banali, ma (purtroppo) così non è. «È stata Assist a farci questa proposta, dicendo che non c’erano esperienze così in Italia». Sebbene con lo sport abbia quello che chiama «un rapporto personale scarso, o per dirla meglio, non nasco atleta», lavorando nel campo dei diritti parecchie cose le erano chiare. «Secondo me – continua – il lavoro fatto bene sta nel ragionare dal punto di vista dell’amministrazione locale. Quello che sfuggiva finora è la riflessione sulla necessità di iniziare presto. A 30 anni, non cambia tutto magicamente. Occorre lavorare con le realtà che allenano bambine e bambini». Una partenza dal basso, per arrivare a coinvolgere poi la città metropolitana e magari essere d’esempio per altri territori.
Gli impegni? Per dire, «un’amministrazione comunale non può trattare allo stesso modo associazioni che tengono conto del rispetto dei diritti, con premi uguali, uguali accessi, e associazioni che se ne disinteressano bellamente. Sembra banale, ma qualcuno mi deve spiegare perché i premi delle competizioni maschili sono più alti di quelli delle competizioni femminili. È inconcepibile. Ci vuole tempo perché passino questi concetti, ma Bologna è in grado di recepirli: pensiamo di vivere in una città che accetta questo tipo di approccio».
I punti della Carta sono chiari e semplici. I principali obiettivi riguardano la pari accessibilità a tutte le discipline sportive senza stereotipi di genere, la promozione dello sport femminile, il contrasto a qualsiasi forma di discriminazione, disagio e violenza nelle attività sportive e la valutazione dell’esperienza in tema di antidiscriminazione nella redazione di bandi per la concessione di contributi e assegnazione di impianti. Punti semplici e chiari, appunto.
Roberta Li Calzi, presidente della commissione Pari Opportunità, ci ha creduto sempre, dai primi passi di un convegno a fine 2019, alla proposta che doveva essere presentata l’8 marzo del 2020, poi rimandata per i motivi che sappiamo. La ripromessa era quella di approvarla il prima possibile, e il prima possibile è oggi. La soddisfazione è evidente. «Ancora una volta – sostiene Li Calzi – Bologna si dimostra all’avanguardia sui diritti delle donne anche nello sport. Il documento, nato da un percorso condiviso con le realtà sportive del territorio, definisce principi che ci impegneremo a tradurre concretamente nello svolgimento quotidiano dello sport nella nostra città. Una conquista per tutto lo sport, perché quando migliora la condizione delle donne ne beneficia tutta la comunità». La città, il territorio, per arrivare al professionismo a livello nazionale.
Luisa Rizzitelli «da pugliese» è più che orgogliosa per il risultato. Un grazie lo indirizza dalla sua pagina Facebook all’assessora Zaccaria «coraggiosa, volitiva, pragmatica», all’assessore allo Sport Matteo Lepore, «uno di quegli uomini che sappiamo di avere al fianco delle donne», e a Roberta Li Calzi, «atletica, solare e visionaria».