La camicia stirata e la ceretta rimandata. Quando le riaperture sono di genere
Con i primi giorni di sole, approfittando della situazione di clausura a cui tutti siamo obbligati, ho deciso di fare il cambio di stagione. Come mi hanno sempre insegnato le cose vanno messe via pulite, pertanto mi sono chiesta: la lavanderia sarà aperta?
Ho mandato un sms alla lavanderia di fiducia per sapere se fossero aperti. Orario ridotto, ma servizio attivo. Mi sono fiondata, felice di poter mettere via il mio piumone pulito. Nel tragitto di ritorno però mi si è instillato un dubbio: perché le lavanderie sono aperte e tutti gli altri servizi di cura della persona (stereotipicamente rivolti più alle donne che agli uomini) sono rimasti chiusi?
Che fine hanno fatto estetiste e parrucchieri? Quelli non sono servizi per la persona?
Improvvisamente mi è venuto in mente un discorso sentito qualche settimana fa dal sindaco di Lucera che nel suo discorso toccò proprio il tema estetiste invitando le donne a non considerare questi servizi come necessari poiché – parafrasando il dialetto in cui si espresse – non essendo agosto, non importa se si arriva a somigliare a King Kong. Tralasciando il sessismo di questa affermazione e il sotto testo per cui estetista e parrucchiere sarebbero servizi di cui le donne usufruiscono solo nel momento in cui si mostrano all’esterno, il pensiero tornò a quelle parole.
Andai a rileggermi il testo dell’ultimo DPCM e notai che nell’allegato 2 del DPCM del 10 aprile si trova scritto che le lavanderie e le tintorie possono rimanere aperte poiché indicate come “Servizi per la persona”. Ho messo insieme tutte queste informazione e iniziato a notare la differenza di genere all’interno delle attività che il governo chiede di chiudere, causa emergenza Covid-19.
Perché le lavanderie usate tipicamente da uomini per far stirare la propria giacca vengono annoverate tra le attività indispensabili mentre, quelle in cui le donne – parlando sempre per stereotipi – vanno a fare la ceretta non devono intendersi come tali? Il problema è il contatto con il corpo che in un caso c’è e nell’altro no, o la differente utenza che hanno i due diversi tipi di servizio?
Nel primo caso credo che anche tutte le attività medico-sanitarie (senza toccare quelle indispensabili nella cura del covid) dove è previsto un contatto fisico andrebbero allora sospese, io credo invece che la questione sia un’altra. Credo che ci siano delle attività che possono considerarsi come superflue perché ad usufruirne è il genere femminile, e altre attività intese invece come fondamentali perché relative ad un’utenza per la maggior parte maschile.
La questione è un po’ la stessa relativa all’IVA che sugli assorbenti continua a essere del 22% mentre è agevolata su beni differenti, come ad esempio beni di pasticceria. I primi rientrano quindi nei beni di lusso, mentre i secondi no. Quindi una donna può assomigliare a King Kong e rinchiudersi in casa durante la settimana di ciclo mestruale, mentre un uomo deve poter mangiare merendine quando vuole e avere sempre giacca e camicia stirata.
Siamo consapevoli che non sia il problema principale del nostro Paese, al momento credo che sia esemplificativo di una certa mentalità che continua a guidare le scelte del nostro governo (non solo di questo governo, ma del modo più ampio di governarci).
E per questo motivo le scuole continuano a essere chiuse, tanto ci sono le mamme a casa, mentre in Danimarca, dove la discriminazione di genere è sicuramente meno segnante, le scuole hanno riaperto e i ragazzi fanno lezione all’aperto. In Danimarca.