Monica Francia, “archivia” e quegli allenamenti per tutt+ all’Ateliersi

«Il mio è un percorso di auto formazione. Non so nulla sui codici di danza. Sono volutamente ignorante e per questo tranquilla». È ignorante, è sapiente. È Monica Francia. Artista pioniera della danza contemporanea e attiva nella ricerca coreografica dal 1977, nel 1994 fonda a Ravenna l’associazione Cantieri di Fine Millennio, oggi Cantieri Danza. Poi inventa molto altro. Tra cui CorpoGiochi, metodo di trasmissione di pratiche corporee. Nel 2021 Zoe Francia Lamattina crea “archivia”, un progetto che riscrive in modo sperimentale, e in prospettiva transfemminista, il repertorio di Monica dagli anni ’80 a oggi. Ne mette a fuoco il punto di vista coreografico, mentre Ida Malfatti si occupa di quello teorico. Zoe Francia Lamattina è performer e ricercatrice nel campo delle arti performative e delle pratiche corporee. Ida Malfatti è ricercatrice, performer e dramaturg (in fondo, le biografie dettagliate di Monica, Zoe, Ida e alcuni link). Noialtre le ha contattate perché dal 16 ottobre Ateliersi, collettivo di produzione artistica bolognese che opera nelle arti figurative e teatrali, torna a ospitare un nuovo laboratorio aperto a tutt+ con Monica Francia, dal semplice titolo di “Allenamenti” (via San Vitale, 69 Bologna). Le date: 16 ottobre, 20 novembre, 18 dicembre 2024; 22 gennaio, 19 febbraio, 19 marzo, 16 aprile, 14 maggio 2025, dalle 17.30 alle 20. Costo complessivo 100 euro. Iscrizioni: recuperopratiche2022@gmail.com. Info: https://ateliersi.it/si/allenamenti-con-monica-francia-e-archivia-ottobre-2024-maggio-2025/).

Di cosa si tratta?

Zoe Francia Lamattina: «allenamenti è un ciclo di appuntamenti laboratoriali condotto da Monica Francia e da “archivia”, gruppo di ricerca coreografica che ho creato nel 2021 con l’obiettivo di manomettere, fare a pezzi e riconfigurare il suo repertorio di pratiche e partiture. È l’occasione per ogni corpo di attivare sensibilità e movimenti extraquotidiani e di uscirne trasformate. Per partecipare non c’è nessun limite di età e soprattutto non è necessario avere un bagaglio di esperienze pregresse. Per sperimentare il ribaltamento di azioni quotidiane quali sguardi, posture e voci, ogni riferimento al passato è inutile se non controproducente. Si entra in un gioco che sconvolge l’abituale modo di muoversi per rendere possibili altri modi di agire e quindi di relazionarsi. Si fa esperienza di pratiche che, a partire dal contatto tra corpi, portano a scivolare insieme in una dimensione percettiva altra. In questo senso “allenamenti” è aperto a tutte le persone che desiderano sperimentare trasformazioni percettive».

Immagine creata da Zoe Francia Lamattina per Fragole e Sangue

Su quale tema si concentra?

Z.F.L: «Quest’anno il fuoco è su metodi, questioni, materiali, partiture coreografiche da “Fragole e Sangue” (1994) in occasione della riscrittura dello spettacolo curata da me, Ida e Monica e prodotta da Ravenna Festival 2025. Nel corso degli incontri ad Ateliersì chi partecipa si troverà ad attraversare il processo di creazione dello spettacolo. Abbiamo scelto di mostrare alla cittadinanza non solo il prodotto finale della ricerca coreografica ma anche le domande e le micce che la innescano, non solo la forma finita ma il potenziale trasformativo del processo verso “fragolesangue” 2025».

Fragole e Sangue (1994) Compagnia Monica Francia

Come siete arrivate qui? Mi rivolgo a Monica in particolare: cosa è successo prima? Quando, perché e come sono nate le pratiche rivolte alla cittadinanza?

«Dopo aver formato la mia compagnia e dopo aver costruito sistemi di curatela performativa sperimentale, ho scelto di guardare fuori dal sistema-danza. Nel mio percorso la ricerca artistica è stata sempre strettamente connessa con la trasmissione delle pratiche a ogni corpo, non solo a quelli che pensano di “danzare”. Intendo la ricerca non solo come un modo per creare e mettere in scena opere artistiche ma soprattutto per innescare delle trasformazioni che agiscano a rilascio prolungato nelle relazioni. Questo è quello che ho sempre fatto all’interno del mondo della danza e che continuo a fare fuori, in tutti gli altri mondi che attraverso. Per questo ho inventato il metodo CorpoGiochi che si inserisce anche nelle scuole. Ciò che distingue queste pratiche da altre pratiche corporee e sportive è infatti la scelta di posizionarle in maniera consapevole e intelligente nel sistema obbligatorio di educazione pubblica tramite cui tutte le soggettività devono passare, come da un setaccio, per poter entrare nella vita sociale e politica. Non è possibile che il corpo sia rimosso nel luogo e nel tempo della formazione, perché senza corpo non ci sono percezioni, sensazioni ed emozioni e, di conseguenza, non ci sono i modi per dire quello che sentiamo, quello che davvero ci piace o non ci piace, quello che ci dà fastidio, quello che ci fa male e quello che ci fa arrabbiare. Senza corpo, è impossibile dire davvero sì e no a ciò che incontriamo nel corso della vita».

CorpoGiochi è quindi qualcosa di più di una delle tante attività ricreative che vengono proposte a bambin* e ragazz* a scuola. In che senso risponde a una necessità?

Ida Malfatti: «CorpoGiochi risponde alla necessità politica di portare a scuola pratiche corporee capaci di fornire strumenti per lavorare sulle relazioni a partire dalle percezioni e dalle emozioni. È un gioco che, grazie alle sue regole precise e rigorose, è adatto a tutte. Il suo obiettivo non è divertire e piacere. Le pratiche del metodo irrompono nelle dinamiche del gruppo-classe, rimettendo in gioco ruoli e identità. I gruppi rispondono con aperture vertiginose e altrettante resistenze. I blocchi che il progetto incontra dimostrano quanto rimanga cruciale agire nella scuola dell’obbligo che, in quanto primo esperimento di collettività, ha la potenzialità sia di fissare sia di mettere in crisi e riconfigurare certezze, ruoli, abitudini, comportamenti personali. CorpoGiochi si inserisce come materia obbligatoria facendo saltare la logica del “mi piace/non mi piace” e del “mi interessa/non mi interessa”, argomenti ritenuti efficaci per evitare un’attività opzionale, non per evitare il compito di matematica o di italiano. Se affrontare la matematica o la grammatica implica affrontare una forma di organizzazione delle materie e un sistema di regole che può risultare più o meno familiare o estraneo ma che, in ogni caso, è necessario per vivere insieme, lo stesso vale per il mondo del linguaggio corporeo e dei gesti, della prossemica, delle sensazioni, delle emozioni e delle relazioni. Portare questo genere di pratiche corporee a scuola è fornire gli strumenti per sperimentare differenti modi di muoversi, di comportarsi, di guardare e di relazionarsi, aprendo possibilità oltre ciò che si pensa “naturale” e “spontaneo” e aprendo varchi verso tutti gli altri mondi possibili».

Foto di Emma Graziani

Si può definire archivia, che tiene insieme tre donne diverse per età e per formazione, un progetto femminista?

Z.F.L: «“archivia” è la trama sottesa che fa innescare ed esplodere i materiali del passato e li riconfigura in forme nuove. In quanto figlia, ho scelto di agire sulla mia eredità senza riprodurre su me stessa o su altre la violenza eteropatriarcale che fa dei legami di sangue norme di comportamento obbligate. È a partire da una prospettiva transfemminista che mi relaziono con il nodo che regola il rapporto tra generazioni. Intendo qui il transfemminismo come metodo, come modo di rovesciare le cose e soprattutto i rapporti di potere. Questa prospettiva mi dà modo di lavorare con l’archivio di Monica in maniera specifica. In primis, agendo in vita e non in morte, per non parlare per chi non può rispondere, per non idealizzare una figura di “artista” o di “madre”, per tenere alto il conflitto che sempre si produce tra corpi vivi in relazione. Poi, operando sul passato senza fedeltà, senza desiderio di riprodurne le forme ma di ricontattarne le potenzialità trasformative.

Quale ruolo assumono Monica e Ida dentro archivia?

«Ho chiamato Monica al fianco di giovani performer, attrici e danzatrici non con un ruolo di guida, ma di corpo che trasmette saperi che sono allo stesso tempo singolari e collettivi. Il progetto dal 2021 mette in discussione la modalità di trasmissione dei saperi da madri a figlie e da insegnanti ad allieve. Ida è stata coinvolta da subito ed è ora chiamata per appiccare i fuochi teorici che nutrono la riscrittura. Da queste scintille sono emersi sia “CorpoGiochi in 20 pratiche”, un libro che narra al futuro i venti anni di attività del metodo CorpoGiochi, sia “fragolesangue” in scena a Ravenna Festival 2025».

BIO

Monica Francia (1961), attiva nella ricerca coreografica dal 1977, con la sua compagnia produce spettacoli presentati in contesti nazionali ed internazionali. Nel 1994 fonda a Ravenna l’associazione Cantieri di Fine Millennio, oggi Cantieri Danza. Come curatrice inventa operazioni originali di contaminazione culturale tra cui festival Lavori in Pelle, festival Ammutinamenti, Vetrina della Giovane Danza d’Autore, Danza in Vetrina, Incursioni di Danza Urbana. Dal 2003 si dedica alla trasmissione di pratiche corporee, ideando il metodo CorpoGiochi. Dal 2018 cura il laboratorio Device che porta alla performance Congegno Emotivo insieme a Sara Zannoni e Zoe Francia Lamattina. Dal 2021 è coinvolta in archivia di Zoe Francia Lamattina.

Ida Malfatti (1997) è ricercatrice, performer e dramaturg. Si forma all’incrocio tra filosofia politica materialista, femminismi e pratiche corporee. È performer in kiss di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo. È coautrice di progetti performativi site-specific: pubblicità// realizzata in alleanza con Zoe Francia Lamattina e love after life immaginato insieme a Sebastiano Lorenza Pala. Scrive il progetto performativo infesta, un’indagine su nomi, liste e cadute. È performer e dramaturg in elettrica e ccc di Francesca Dibiase. Dal 2021 è coinvolta nella ricerca archivia di Zoe Francia Lamattina.

Zoe Francia Lamattina (1998) è performer e ricercatrice nel campo delle arti performative e delle pratiche corporee. Lavora nella congiunzione tra femminismi speculativi, anatomia esperienziale e ricerca coreografica. È performer in kiss (Calderoni-Caleo, Santarcangelo Festival 2019). Si occupa di trasmissione di pratiche e di laboratori, sia nella curatela che nella conduzione. Tra gli altri cura LAVA, ciclo di laboratori di pratiche performative sperimentali rivolte a giovani del territorio romagnolo e affianca la compositrice Nina Baietta in wordless singing group, laboratorio di ricerca vocale che nel 2024 si concentra sulla figura di Meredith Monk. È autrice di pubblicità//, performance site-specific creata in alleanza con Ida Malfatti, e di archivia, progetto coreografico che manomette il dispositivo patriarcale della memoria e dell’eredità riscrivendo il repertorio della coreografa Monica Francia.

archivia (2021) è un progetto di ricerca coreografica di Zoe Francia Lamattina, artista e performer, figlia di Monica Francia. L’obiettivo è manomettere il dispositivo normativo della memoria e dell’eredità per articolare nuove modalità di relazione e di contatto tra corpi. archivia intende stare a stretto contatto con la materia morta-viva di un archivio coreografico, trattando il rapporto con un altro tempo e un altro mondo poetico-politico tramite l’esercizio di una pressione leggera sui suoi resti, le sue tracce, le sue incrostazioni. Rimaneggiando senza nostalgia le impronte lasciate, archivia vuole scardinare il principio museale e rimettere in circolo il materiale in un sistema che tracci la trasformazione reciproca dei corpi e del repertorio. archivia si compone di sessioni di ripetizione delle pratiche e delle partiture trasmesse e di intense assemblee di riscrittura che inventano nuove composizioni, nuove narrazioni e nuovi nomi utili a dare nuova vita al repertorio. Il metodo di riscrittura è messo a fuoco dal punto di vista coreografico da Zoe Francia Lamattina e dal punto di vista teorico da Ida Malfatti.

https://vimeo.com/956607434?share=copy Eventi performativi di CorpoGiochi 2024

https://www.corpogiochiasd.it Sito di CorpoGiochi e archivia

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