Hydra, un po’ aristocratica un po’ freak

Non abbiamo letto nulla e abbiamo scelto l’isola più o meno a caso. Le uniche informazioni che avevamo: non ci sono auto, si gira con i muli o con le barche, isola un po’ più costosa della media delle isole greche, molto piccola. L’assenza di auto e le ridotte dimensioni ci bastavano per decidere di passare a Hydra 10 giorni.

Siamo arrivate al giorno della partenza decisamente stanche, dopo un anno intenso. Dobbiamo fare la valigia. Buttiamo dentro qualche maglietta e due pantaloncini pensando che tanto l’isola sia assolutamente tranquilla, senza pretese. Partiamo e, dopo una notte ad Atene, arriviamo a Hydra. Scendiamo dalla nave e la piazza del porto ci sembra tutt’altro che “tranquilla”. Le persone indossano solo vestiti firmati, la piazza è piena di negozi, ristoranti, locali. Il porto di yacht. Ci siamo chieste “ma dove siamo finite?”. Noi, con i nostri pantaloncini di jeans e maglietta a mezze maniche (non firmate, su cui torneremo).

I primi due giorni sono stati disorientanti. Abbiamo iniziato a leggere qualcosa su internet (potevamo farlo prima!) e abbiamo scoperto che la permanenza media sull’isola è di 4/5 giorni; che le spiagge più famose sono raggiungibili solo con le barche; che essenzialmente ci si sposta a piedi. Abbiamo letto ogni recensione possibile dell’isola, scoprendo così che ospita 1800 abitanti, la sede distaccata della scuola di Belle Arti di Atene, alcune vecchie taverne tradizionali. Qualcuno la definisce la Portofino della Grecia. Noi, che ci siamo state 10 giorni e abbiamo deciso di girarla anche a piedi per conoscerne l’entroterra, ce ne siamo innamorate. Dopo un primo impatto, siamo entrate nel mood di Hydra: abbiamo rallentato, e staccato decisamente la spina.

Abbiamo visto tutte le spiagge raggiungibili, Mandraki compresa (viene chiamata la “spiaggia dei Ferragnez” poiché pare ci siano stati – sabbia artificiale – decisamente la più brutta dell’isola). Bisti beach, raggiungibile in barca, la più tranquilla e ombreggiata, salvo qualche bambino maleducato che decide puntualmente di interromperne la quiete. Agios Nikolaos beach, l’altra spiaggia raggiungibile unicamente con delle barche che partono ad orari precisi dalla Chora (centro di Hydra), stupenda, ma un po’ più assolata e con un altro target di turismo (adolescenti e turismo da Portofino).

Vlychos Beach l’abbiamo raggiunta a piedi, con una passeggiata spettacolare nel cuore di Hydra. Ospita alcune locande tra cui la Taverna di Marina. Locanda storica, nata negli anni ’60 del ‘900. La padrona, Marina, decide di aprirla in quegli anni contro la volontà del marito. Per lui, prima militare poi lavoratore nell’edilizia, “…non era un lavoro per donne!”. Lei decide, insieme alla suocera, di provarci. Tutt’oggi tiene in vita l’attività mantenendo la famiglia. Proseguendo, a dieci minuti a piedi, si trova la spiaggia del Four Season, attrezzata, 20€ al giorno.

Noi ci siamo spinte oltre, trovando alcune calette accessibili quasi non frequentate. Sulla via del ritorno, facendo la costiera, si attraversa la spiaggia di Castello (bella quanto allucinante per le persone che la frequentano. Amanti di selfie in perizoma, e musica di sottofondo) e il porticciolo di Kamini. Uno dei luoghi preferiti da Leonard Cohen, abitante dell’isola per ben 10 anni. A pochi passi si trova un memorial in suo onore: una panchina, dove probabilmente amava fermarsi. Ci sono poi alcuni accessi diretti al mare con un tuffo dagli scogli. I mezzi a motore servono solo per il soccorso e lo smaltimento dell’immondizia. Tutta l’isola è a portata di camminata, salvo qualche sentiero difficile da fare con la calura estiva.

L’isola è molto ricca culturalmente. Abbiamo visto un concerto, c’è il cinema all’aperto, e sono aperti diversi musei e mostre. E’ un’isola ricca anche di storia. Ci sono state delle vere e proprie battaglie per l’indipendenza greca a Hydra. In continente, ad Atene, qualcuno la chiama ancora “l’isola dei pirati”. Noi siamo state divinamente, ci sentiamo di consigliarla ma non pensiamo che 4/5 giorni siano sufficienti per coglierne la vera essenza. Quella che si respira nella nostra locanda preferita: Lulus, fratelli Kalamara. Attiva dal 1865, con ricette invariate nel tempo. Un luogo magico che nel disorientamento del primo impatto ci ha fatto sentire comunque a casa. Così come Alkionides, la bellissima pensione che ci ha ospitate.

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