Mbappè, Ronaldo, Lukaku e dieci motivi per darsi al calcio femminile
Oggi è il 24 luglio. Il campionato di serie A di calcio maschile parte il 18 agosto. Bene, manca meno di un mese per trovare dieci motivi validi per guardarsi intorno e seguire con maggior trasporto altri sport. Ad esempio il calcio femminile. Impossibile? Facciamo così: nei momenti più difficili pensiamo a un Lukaku che un minuto implora l’Inter e quello dopo fa l’occhiolino alla Juventus. O a un Mbappè a cui, notizia dell’ultim’ora, una squadra araba ha offerto una cifra che non stiamo nemmeno a scrivere, e speriamo almeno che gli tolga un po’ di quel broncio per non essere stato convocato per la tournée del suo Psg in Giappone e Corea del Sud. Oppure (ri)guardiamo il volto scurissimo di Ronaldo perché perde «disastrosamente» anche nelle amichevoli. Via col decalogo? Che ci vuole, basta pensare a queste prime giornate di mondiale femminile.
1. Il campionato mondiale di calcio femminile in Australia e Nuova Zelanda è iniziato il 20 luglio. La Nuova Zelanda, come si saprà, nella partita inaugurale ha battuto la Norvegia e tutto il Paese ha festeggiato come avesse vinto già la Coppa del Mondo. Non è invidiabile?
2. Altri segnali. Altri segnalifanno simpatizzare per questa competizione. Ad esempio, quello legato alla FIFA. In seguito alle polemiche dei precedenti mondiali (maschili) in Qatar, la federazione che governa il calcio su questo pianeta vieta preventivamente i colori rainbow con il messaggio “OneLove” sulla fascia delle capitane. Che fa allora la capitana neozelandese Ali Riley? Raggira l’ostacolo e scende in campo con le unghie dipinte dei colori dell’arcobaleno sulle unghie di una mano e quelli della bandiera trans sulle unghie dell’altra. Il gesto diventa virale e il suo club, l’Angel City FC di Los Angeles, applaude orgogliosissimo alla sua leader. Non è meraviglioso?
3. Esordio italiano. Stamattina l’Italia ha esordito battendo l’Argentina per 1-0 allo scadere del tempo, con Cristiana Girelli, veterana in una squadra formata da molte giovani atlete. Entra pochi minuti prima e firma di testa il gol che decide il match. Come quattro anni fa, le azzurre vincono alla prima prova. Come quattro anni fa, Francia 2019, attirano l’attenzione dopo la cocente esclusione della nazionale maschile dai mondiali. Ok, nessuno sta festeggiando come in Nuova Zelanda, ma tempo al tempo.
4. Heba Saadieh. Segnatevi il nome. Lo scorso gennaio la Fifa la inserisce nell’elenco degli arbitri di questo mondiale, risultando così la prima palestinese a far parte di una terna arbitrale in una Coppa del Mondo. Attenzione: non la prima donna palestinese, ma la prima palestinese tra maschi e femmine. 34 anni, Heba cresce in Siria, dove studia Educazione Fisica. Allo scoppio della guerra fugge nel 2012 in Malesia. Qui inizia ad arbitrare, attività che continua in Svezia, dove si trasferisce nel 2016 con la famiglia usufruendo di un programma di reinserimento delle Nazioni Unite. «Spero di fare da apripista», dice. Speriamo con lei.
5. Tema spot (1). Se ne affidate uno a Milena Bertolini contro tutte le droghe, ma anche su qualsiasi altro argomento, peggio di Roberto Mancini non potrà fare. Chissà se il Dipartimento per le politiche antidroga e il Dipartimento per l’informazione e l’editoria che ha coinvolto il ct in questo deprimente messaggio «contro tutte le droghe» ha compreso la dimensione del flop (per non parlar di calcio).
6. Tema spot (2). Non si impazzirà per una partita vinta al primo colpo, ma in Italia qualcosa si muove. Vuoi mettere lo spot con protagonista il sopracitato ct con quello della Tim che vede protagonista una bambina tifosa? Frasi come «cambiare gli schemi», «sfidate gli stereotipi perché il calcio non sia solo dell’universo maschile», o «la parità di genere non può aspettare», un cauto ottimismo te lo trasmette.
7. Tema spot (3. Poi mi taccio). Se non basta il video della Tim, guardate quello francese ideato dal canale televisivo francese Orange. Non spoileriamo, perché va assaporato fino alla fine. Visto? Non è un capolavoro? Ve lo dicevamo.
8. Megan Rapinoe. La star USA del calcio mondiale ha annunciato che si ritirerà al temine di questa stagione. «È con un profondo senso di pace e gratitudine che ho deciso che questa sarà la mia ultima stagione giocando a questo bellissimo gioco», ha scritto l’atleta. Aggiungendo: «Non avrei mai potuto immaginare i modi in cui il calcio avrebbe plasmato e cambiato la mia vita per sempre». Rapinoe ha vinto due Coppe del Mondo, un oro olimpico e un bronzo con gli Usa. Oltre a ciò è nota per il suo attivismo per i diritti civili, a partire da quelli della comunità Lgbtqi+ e non ha mai perso occasione di parlare in pubblico per ricordare buone e giuste cause. Buon ultimo mondiale a lei. Da cui c’è solo da imparare.
9. Milena Bertolini (1). Commentando la meritata vittoria dell’Italia sull’Argentina, al termine della breve intervista la telecronista le dice «grazie». La ct, prontamente, con un sorriso, guardandola, risponde «grazie a lei» e, miracolo, non scappa via come un fulmine come (quasi) tutti gli allenatori di calcio maschile, sempre un po’ scocciati. Che sollievo.
10. Milena Bertolini (2). Allena la nazionale dal 2017 subentrando ad Antonio Cabrini. Dopo vent’anni di astinenza, riesce non solo nell’impresa di far qualificare le azzurre ai mondiali di Francia 2019, ma a raggiungere i quarti di finale. Dopo la delusione dell’europeo di due anni fa, la FIGC le conferma la fiducia. Non delude. Rivoluziona la squadra: la ringiovanisce e compie scelte ai limiti della temerarietà (vedi la decisione di lasciare a casa Sara Gama). La partenza è col piede giusto. Sabato 29 (9.30, RaiUno) ci attende la Svezia. Ma ora, parole sue, «godiamoci questa meritata vittoria».